Le Origini
Dalla pianura giungeva una brezza leggera.
Dal punto in cui si era fermata per scrutare l’orizzonte, si percepiva chiaramente un vento lieve che soffiava dal fondovalle, giocando con le chiome degli alberi antichi sul limitare della foresta.
Era un vento che profumava di promesse, di notti più calde, di nuovi raccolti e di festività imminenti, quando tutto il clan portava in dono alla dea della vegetazione ghirlande di fiori e frutti novelli, e insieme si beveva vino e idromele aspettando che il lungo giorno, il più lungo del ciclo, si spegnesse nell’alba rinnovata. Sin dalla notte dei tempi una donna dotata di particolari facoltà veniva scelta per essere l’intermediaria tra il mondo terreno e quello degli esseri sacri. Era sempre stato così, e le donne della sua famiglia possedevano quello speciale potere.
Per questo sua nonna era stata scelta e così sua madre; e infine lei, tanti cicli fa. Ma ora non poteva più essere così, Nemetia aveva atteso impaziente che la vita rivivesse in lei per tramandare il sapere sacro, ma il suo ventre era infecondo e suo marito se n’era andato, disprezzandola non solo perché, a suo dire, era “mezza donna”, ma anche perché non era stata in grado di dare alla sua gente la futura sacerdotessa. Senza un’intermediaria potente e preparata, il dialogo con le entità sacre si sarebbe interrotto, e il destino del Clan sarebbe stato in pericolo.
Nemetia non avrebbe trasmesso a nessun’altra il suo sapere e gli antichi amuleti.
Donna negletta, Nemetia, allontanata, abbandonata, condannata a vivere sola e, per l’eternità, ricordata come “colei che spezzò la linea”… A questo pensava la vecchia sacerdotessa, con gli occhi pesanti, mentre, lasciandosi cullare dalla brezza tiepida di quella sera di fine estate, rivolgeva lo sguardo verso la pianura alla ricerca di qualcosa, un balenio, un guizzo, un rumore lontano.
Qualche ora fa, infatti, laggiù si era tenuta una battaglia: vicino al torrente, dove i rilievi collinari si facevano più bassi fino a scomparire e confondersi nella piana arsa e, a tratti, paludosa, i clan della pianura erano stati attaccati dai clan della montagna, ed era stato tutto un clangore di spade e urla di dolore, ordini perentori e gemiti sommessi, e gli uomini avevano combattuto spargendo sudore e sangue.
(prosegue nelle pagine del numero ZERO)